Cade l’accusa contro il presunto omicida del ras della droga
Il tentato omicidio del 2016 nei confronti di Kemais Lausgi e l’odissea di Vincenzo Maranzano per provare la sua innocenza
Vincenzo Maranzano era stato condannato a 15 anni e 8 mesi perché sospettato di aver sparato a Kemais Lausgi, ras della droga allo Zen. Il tentato omicidio è avvenuto il 7 ottobre del 2016.
Alla terza sezione della Corte d’Appello, il verdetto è stato ribaltato: l’imputato è stato assolto. La Corte è stata presieduta da Matteo Frasca e l’avvocato dell’imputato scagionato, è Rosanna Vella.
LA DINAMICA
La sparatoria avvenne in via Costante Girardengo. Ai tempi, un testimone oculare riferì alla polizia di aver visto una macchina avvicinarsi a Lausgi. Secondo la testimonianza, da quell’auto marcata Citroen, era sceso un uomo che, impugnando un’arma con la mano sinistra, aveva poi sparato alla vittima, ferendola gravemente.
Il vero colpevole si è poi scoperto essere un altro Vincenzo, Vincenzo Viviano, il quale ha confessato il delitto ed è già condannato in via definitiva a 8 anni di galera. Secondo la Procura però gli aggressori erano in due, per questo motivo Maranzano è finito sotto accusa.
COSA HA SCAGIONATO L’INNOCENTE MARANZANO?
Maranzano ha sempre raccontato del suo ottimo rapporto con la vittima e per questo ha anche sempre negato di aver preso parte al tentato omicidio.
Inoltre, il testimone oculare raccontava anche deI particolare di una mano sinistra che premeva il grilletto, ma Maranzano non è mancino. In primo grado, il Tribunale aveva deciso di disporre una perizia proprio per accertare questo aspetto. Non è stata mai accertata del tutto dati i pareri più o meno discordanti di un medico legale e una grafologa, che sbilanciavano l’accusa da una parte e dall’altra. Ma nonostante fossero questioni precarie con molti dubbi attorno, erano bastati a infliggere, 15 anni e 8 mesi di reclusione.
Questa disposizione è poi apparsa ingiusta di fronte all’innocenza dell’accusato.
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