Sicilia da domani unica regione rossa. Lega Vs Musumeci, Pd ne approfitta

Manovre politiche sullo sfondo “rosso” che incombe in Sicilia

Da domani, la Sicilia sarà l’unica regione italiana in zona rossa; con lei anche la provincia autonoma di Bolzano. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato l’ordinanza che sposta in zona arancione anche la Lombardia che, con Calabria, Sardegna, Emilia Romagna e Veneto passa in zona arancione. Continueranno a vigere, dunque, nella nostra regione le norme dure di limitazione dei movimenti per cercare di contrastare i contagi, anche se non mancano le crepe nei controlli e persino nei rapporti tra alleati nella maggioranza di governo; fessure nelle quali prova a inserirsi l’opposizione per cercare di allargarle, nonostante i tentativi della giunta di porvi pezze. E, alla fine, in “zona rossa”, politicamente parlando, rischia di trovarsi il governatore Musumeci.

GRILLINI DISCOLPANO I SICILIANI


Sono stati 1.158 i contagi registrati in Sicilia, contro i 1535 della Lombardia e i 1310 della Emilia Romagna; la nostra regione è al quarto posto per casi segnalati dietro anche ai 1297 del Lazio. Ma mentre il governatore chiede ai prefetti, incontrati oggi, di “disporre maggiori e più capillari operazioni di controllo, da effettuare con l’ausilio delle forze dell’ordine, della polizia locale e del contingente dell’esercito impegnato nell’operazione ‘Strade sicure’, per consentirci di essere, alla fine del mese, fuori dalla zona rossa imposta non dal presidente della Regione ma da valori di contagio che purtroppo restano preoccupanti. Il mio compito – ha detto il governatore – non è agire con l’occhio al termometro del consenso popolare ma scongiurare la conta tragica delle tante vittime di ogni giorno”. A preoccupare il governatore è l’indice RT, quello sulla trasmissibilità del virus, fermo a 1,27 nel periodo 11-17 gennaio. Per i grillini, l’alto numero dei contagi nell’isola non è colpa dell’indisciplina dei siciliani, ma delle fallimentari misure di contrasto messe in atto dal governatore e dall’assessore alla Salute Razza.

MUSUMECI ACCONTENTERA’ ORLANDO?


A chiedere l’istituzione della zona rossa in Sicilia fu lo stesso Musumeci, lo scorso 15 gennaio, per due settimane: se il governo di Roma non acconsentirà, aveva detto sostanzialmente il presidente, sarà la Regione a introdurre le limitazioni con una mia ordinanza. E il ministro lo accontentò. Se il governatore trova concorde il sindaco di Palermo, che chiede per il capoluogo “un vero lockdown di due/tre settimane che permetta davvero di combattere la diffusione dei contagi e permetta davvero di garantire ristori e assistenza economica adeguata, invece di questa “zona rosa pallido” che non blocca alcunché e non garantisce aiuti economici a chi rischi di perdere il lavoro, il reddito, la propria attività economica. Così rischiamo una agonia che duri mesi senza risolvere i problemi”, le limitazioni continuano a esasperare i siciliani e soprattutto gli imprenditori, che le giudicano eccessive e penalizzanti per l’economia.

E INTANTO LA LEGA CAVALCA L’ONDA DEL MALCONTENTO

A raccogliere il malessere ci prova la Lega che, col segretario regionale Nino Minardo chiede la “Zona arancione per tutta la Sicilia, controlli serrati per il rispetto delle regole, mettendo in campo ogni forza locale o nazionale disponibile e zone rosse solo quando necessarie, mirate e territorialmente individuate per affrontare le specifiche situazioni di emergenza”. C’è una chiara dissonanza nelle posizioni degli alleati di governo. Mentre Musumeci chiede ai prefetti controlli più incisivi, la Lega annuncia che presenterà all’Assemblea regionale una mozione che inviti il governatore a scegliere soluzioni “meno drastiche”.

DISPARITA’ TRA CATEGORIE DI ESERCENTI

Minardo evidenzia che “a distanza di una settimana, i limiti della zona rossa nella nostra Regione si stanno evidenziando in tutta la loro drammaticità. Vi sono condizioni di disparità evidente tra le categorie produttive e anomalie nei criteri di prosecuzione delle attività che non sono più sostenibili. Ci vogliono soluzioni nuove che garantiscano tanto l’interesse pubblico supremo, quello alla salute, quanto gli interessi economici di intere categorie ormai allo stremo.
Per questa ragione riteniamo opportuna che il governo regionale chieda al governo nazionale la riclassificazione della Sicilia in zona arancione. In questo modo si possono garantire una parziale ripresa delle attività produttive ora bloccate e una minima mobilità intra regionale”.

RAZZA PRO ROSSO IN SICILIA

L’assessore alla Salute Ruggero Razza prova a lisciare il pelo ai leghisti siciliani (la sollecitazione della Lega siciliana sui controlli va nella stessa direzione auspicata dal presidente della Regione), ma insiste che “la decisione di procedere alla definizione della ‘zona rossa‘ in Sicilia si sta rivelando corretta. Non solo perché ha anticipato un provvedimento che ieri sarebbe stato assunto (e per tre settimane) per decisione nazionale, come si evince dall’indice Rt nell’Isola rilevato a 1.27, ma perché ci sta consentendo di limitare il peso sulle strutture ospedaliere ed evitare di procedere a nuove conversioni”.

LEGA SPOSA RAGIONI PD E BUSSA A MUSUMECI

Insomma, le differenze ci sono, tra alleati e l’opposizione prova a acuirle e a approfittarne per aumentare le distanze su un tema che ha conseguenze su settori così delicati, come salute e economia. A tal punto che il parlamentare regionale del Pd Nello Di Pasquale arriva a annunciare l’appoggio all’iniziativa parlamentare dei salviniani. Ora anche la Lega, attraverso il suo segretario regionale, sposa le ragioni che il Pd aveva illustrato già fin dallo scorso 18 gennaio,  e richiama alla responsabilità il presidente della Regione Musumeci affinché venga revocata una irragionevole zona rossa regionale,  circoscrivendo invece l’estrema limitazione solo alle aree dove maggiore è il numero di contagi”.

MUSUMECI RESTIO AL CONFRONTO CON OPPOSIZIONE

Certo appare quantomeno strano – prosegue Di Pasquale – che una forza di governo sia costretta a presentare un ordine del giorno, invece di confrontarsi con il presidente nelle adeguate sedi istituzionali.  Sembra l’ennesima conferma di come il Governatore della Sicilia Musumeci  si ostini a rifiutare il confronto non solo con le opposizioni ma anche con le forze che sostengono il suo esecutivo.  Il Pd con grande senso di responsabilità sosterrà l’ordine del giorno  della Lega per recuperare l’immenso e gravissimo errore commesso dal presidente della Regione”.